Laura Melis, cagliaritana d’origine ma da sempre residente ad Oristano, insegnante di scienze ed Italiano, esperta di ornitologia, scrittrice per necessità di raccontare una storia straordinaria, quella a cui si ispira “Più in alto del Vento. Diario di un falco di Eleonora”, edito dalla casa editrice edizioni Belvedere.
La storia del falco eleonorae, chiamato anche “Falco della Regina”, scoperto dal viaggiatore Alberto Lamarmora nel 1836 in Sardegna nell‘isoletta del Toro, 6 miglia a sud di Sant’Antioco, studiato dal naturalista Giuseppe Genè nel 1839 e dedicato alla giudicessa Eleonora d’Arborea, la prima ad aver istituito nel 1392 la prima norma di tutela dei rapaci in Sardegna nella sua Carta de Logu (anche se probabilmente per riservarsi la vendita in esclusiva).
La passione per l’osservazione e lo studio degli uccelli e la natura di Laura inizia quando era una ragazza, nemmeno ventenne. Un interesse coltivato tra la fine degli anni ’70 e degli anni ’80 tra i soci della Lipu quando in Sardegna non c’era nemmeno un’ornitologa donna e il riferimento nel settore era Laura Conti, pioniera dell’ecologismo Italiano. Ma soprattutto quando l’associazionismo ambientale confluiva in un progetto e agire comune per proteggere una specie a rischio.
Laura, come è iniziata questa passione per la natura, gli uccelli e il falco di Eleonora?
Non avevo vent’anni che avevo iniziato a girare nelle zone umide, mi sono avvicinata alle zone umide e all’osservazione della macchia mediterranea. Alla Lipu eravamo tanti giovani, ci incontravamo al tempo, fuori dai social, nella vita reale. Si condivideva lo stesso interesse e si pensava ed agiva in grande. Proprio in quel momento ho iniziato i miei studi sul falco di Eleonora.

Jürgen Dietrich Eleonorenfalke CC BY 3.0 de
E’ una delle ultime specie scoperte in Sardegna e anche la più significativa: La Marmora lo scopre nell’ ‘800 e poi lo affida ad un ornitologo francese che lo dedicò ad Eleonora di Arborea che, diversi secoli prima, nel ‘300, istituiva la prima legge che vietava di cacciare il falco, oggi direttiva ONU, una misura davvero innovativa per i tempi.
…poi incontra suo marito, Gabriele Pinna, tra i massimi esperti del settore, e diventa una passione di famiglia!
Sì, con lui abbiamo sempre condiviso questa grande passione per gli uccelli e la natura e girato per l’Europa in quegli anni per confrontarci con gli altri, osservare, studiare e continuare ad osservare. Fu in quegli anni che iniziò l’avventura del campo base nell’Isola di San Pietro vissuta insieme a Gabriele e ai volontari di allora e che ispira tutto il libro.

Campo Base nell’Isola di San Pietro per l’osservazione del Falco di Eleonora | Foto di Laura Melis
Raccontaci…
Erano gli anni del volontariato puro, si faceva senza chiedere nulla in cambio, perché si credeva fortemente in un progetto comune. Nella fine degli anni ’70, l’ornitologo tedesco Helmar Shenk, che viveva in Sardegna ed era stimatissimo, ci contattò per dirci che era venuto a conoscenza di suoi conterranei predatori di falchi che prelevavano le uova e i pulcini dai nidi dei falchi in Sardegna e li rivendevano attraverso il mercato nero nei paesi degli emirati arabi.
Voleva che intervenissimo in qualche modo, ma non avevamo grandi mezzi. Così ci siamo equipaggiati con quello che avevamo. Chiedemmo l’autorizzazione ad allestire due campi sulla costa occidentale. Giorno e notte vegliavamo sulle scogliere e sui nidi dei falchi in attesa di movimenti sospetti, ogni 10 giorni ci davamo il turno, dormivamo in sacco a pelo, poi in tenda, comunicavamo tra i due gruppi con dei telefoni da campo dai lunghi fili.

Il falco di Eleonora Campo base di Cala Fico Isola di San Pietro Foto di Laura Melis
Chiedemmo aiuto tra i soci Lipu, vennero a loro spese i volontari da tutta Italia, ci fu una grande ondata di solidarietà, si decise di fare i turni a tempo indeterminato, finché non li avremmo beccati.
In quegli anni praticamente vivevamo lì.
Come andò a finire?
Una sera sono arrivati e li abbiamo bloccati con la guardia costiera praticamente con le mani nel sacco. Fu una corsa contro il tempo e in notturna tra le scogliere per bloccarli, ci minacciarono. Intervenirono i carabinieri, poi la guardia costiera, vennero arrestati e negli anni ci fu un processo. Ma ciò che contò di più fu che, da quel momento in poi, non ci fu più nessun tentativo di furto ai danni del falco di Eleonora.
Oggi la specie gode di ottima salute e la popolazione è più che raddoppiata rispetto ad allora nell’Isola di San Pietro e ci sentiamo tutti parte di questo risultato. Si decise di continuare comunque con i campi. Il campo base di Cala Fico, a distanza di più di 40 anni, esiste ancora, fu il primo caso in tutta Europa dove un campo di sorveglianza si univa ad un campo di studio, oggi affiancato a quello di Capo Rosso.
Oggi le minacce al falco di Eleonora arrivano dal turismo balneare, Cala Fico è molto frequentata e questo tipo di falco nidifica in tarda estate; un ulteriore minaccia è rappresentata dai ratti che uccidono i pulcini.
Da qui l’ispirazione per il libro…
Il libro è un racconto di fantasia romanzato di tutta la mia esperienza, ma ci sono spunti di realismo.
Passavamo così tanto tempo davanti alla falesia e ai nidi ad osservare una coppia di falchi, costituita da “Il Nero”, con le ali lunghe, e da una lei dal piumaggio chiaro, che spesso ho immaginato che ci osservassero. Nel libro ho pensato di raccontare una storia dal loro punto di vista. Così proprio durante la pandemia mi sono ritrovata con del tempo a disposizione, ho rovistato tra gli scatoloni e trovato tutti i miei taccuini, foto e disegni di quegli anni.
Passavo ore ad osservare i falchi e a disegnarli…

Laura Melis, autrice di “Più in alto del Vento. Diario del Falco di Eleonora”, edizione Belvedere
Così ho pensato di scrivere finalmente questa storia per la casa editrice Belvedere che mi ha incoraggiato. Il libro è un romanzo per adulti e ragazzi, ma fornisce tutte le informazioni scientifiche su questo affascinante rapace e le sue abitudini. Mi ha sempre affascinato la gestione del nido tra il falco maschio, molto protettivo, e quello femmina.
Infine, una parte la dedico al campo base con il racconto di mio marito, Gabriele, e delle testimonianze dei ragazzi di allora.
Per acquistare direttamente il libro da Laura e supportare il campo base dell’Isola di San Pietro, potete contattare direttamente la scrittrice n.d.r.)
Zone umide dell’Oristanese, un posto che ami particolarmente, cosa hanno di così straordinario, oltre ad essere casa per te?
Rappresenta una ricchezza quasi unica per la biodiversità, sia sul versante botanico e sia per la fauna e, di conseguenza prezioso per l’osservazione degli uccelli. Le nostre zone umide, stagni temporanei con acqua molto salata, come Sal’e Porcus o salmastra come paùli, stagni permanenti, con acque dolci o salmastre più o meno profonde, sono mète di frequentazione dei nostri amici uccelli; infatti alcune specie scelgono di dormire tra i canneti ma per alimentarsi si dirigono in altre zone umide; altri invece scelgono un sito per nidificare ma si spostano per cercare il cibo.

Stagno di Sale ‘e Porcus, tra Stagni e Lagune delle terre d’acqua Maristanis
Questo ambiente di zone umide, così diverso e così frammentato ritrova la sua unità e ridiventa sistema grazie alla frequentazione degli uccelli che “legano” questi territori.
Quali i tuoi stagni preferiti?
Immagine di copertina: Il Falco di Eleonora Eleonorenfalke Autore Jürgen Dietrich CC BY 3.0 de