Spesso le zone umide che attraversiamo durante le nostre passeggiate sono luoghi di grande valore ambientale, aree protette da convenzioni internazionali, la più celebre delle quali è quella di Ramsar del 1971. In Italia, il paese europeo con il maggior numero di specie selvatiche, è quindi davvero facile poterne incontrare qualcuna quando visitiamo questi preziosi siti. Gli uccelli acquatici sono l’attrattiva principale, e non a caso possiamo ritrovare la loro maestosità in tantissimi video sparsi in rete, spesso realizzati con l’ausilio di droni.
Ma quanti di questi sono girati nel rispetto degli animali? Prima di mettersi all’opera, bisogna tenere a mente che gli habitat sono retti da un equilibrio fragile ed è importante essere informati sulle norme vigenti e sui danni che le riprese possono causare alla fauna selvatica, e all’ecosistema nel suo complesso.
Droni sulle zone umide, rispettare le distanze di sicurezza
Tra gli strumenti più all’avanguardia per realizzare questo genere di video, abbiamo sicuramente gli UAS (Unmanned Aircraft Systems) o mezzi a pilotaggio remoto, più comunemente noti come droni. Rapidi e silenziosi, sono capaci di video panoramici mozzafiato a ridosso delle scogliere o riprese in cui riescono a catturare stormi di uccelli che spiccano il volo. Stupefacenti o meno, dobbiamo essere consapevoli che spesso dietro a queste immagini c’è una macchina che sfreccia radente in prossimità degli uccelli, turbandoli e destabilizzandoli.
Sono diversi gli studi che, sulla base della “distanza di fuga”, suggeriscono le varie distanze di sicurezza da rispettare. Tra questi, gli studi di Valle-Scarton del 2018, che prendono in esame 27 specie diverse di uccelli acquatici, e i progetti Aeromab e Planet.
Cosa comporta spaventare un uccello acquatico al solo scopo di fotografarlo?

Droni e zone umide. Foto © Alessandro Piras
Mettere in fuga un uccello acquatico, spaventarlo e allontanarlo dal suo habitat, implica “un aumento del metabolismo e del loro sforzo fisico”, ci spiega Gabriele Espis dell’AFNI Sardegna (Associazione Fotografi Naturalisti Italiani). Gli uccelli vengono disturbati durante fasi importanti del proprio ciclo vitale, come l’attività riproduttiva e il riposo. Inoltre, possono allontanarsi dai loro piccoli nei nidi, dalla possibilità di ristoro conquistata dopo tanta ricerca o una lunga migrazione, ritrovandosi spaesati e rischiando la morte per inedia.
“Un animale ripreso alle spalle che scappa- continua Espis- è sinonimo che esso è stato disturbato. Anche gli occhi sono fondamentali: occhi spalancati o abbagliati dal flash indicano paura in un animale”. Un fotografo opera nel rispetto della fauna selvatica se “ha usato tutte le accortezze per mimetizzarsi nell’ambiente. Quando una specie non è stata disturbata, non guarda in camera e continua a fare spontaneamente quello che stava facendo”.
Droni e zone umide: le Regole dell’ISPRA ed ENAC
L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) approva queste semplici regole generali:
- non far atterrare/decollare il drone in prossimità degli uccelli;
- non fare manovre vicino agli uccelli e interrompere le riprese se hanno una minima reazione;
- usare apparecchi piccoli e silenziosi;
- non volare lungo le pareti rocciose, sito di nidificazione per diverse specie di rapaci;
- mantenere una distanza di 200 m;
- rispettare le norme vigenti nella zona scelta per le riprese;
Dove non arriva il buonsenso, arriva la legge: circa un anno fa l’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) ha pubblicato il REGOLAMENTO per l’uso dei MEZZI A PILOTAGGIO REMOTO, che vieta agli UAS il sorvolo sulle aree protette. Esso si basa sulla legge quadro 394 (1991, art. 11) e fa riferimento a tutte quelle aree indicate dall’ AIP Italia come “Parchi Nazionali e zone soggette a protezione faunistica”. Chiunque non rispetti il divieto incorre in una sanzione penale, a meno che non si tratti di professionisti in possesso dei requisiti e muniti di autorizzazione ENAC, rilasciata dall’Ente Gestore.
Per quanto riguarda le proprietà private, nonostante non serva alcun consenso da parte del proprietario dei terreni perché lo spazio aereo è dello Stato, occorre sempre verificare che non vi siano restrizioni particolari o avvisi (NOTAM – NOtice To AirMen).
Non è certo colpa dei droni, se finiscono nelle mani sbagliate. “Ben usato è uno strumento molto utile”, dice Gabriele Pinna, rappresentante della Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) di Oristano; “I droni possono essere usati proficuamente non solo per le immagini spettacolari, ma anche per il censimento degli uccelli, soprattutto nelle zone inaccessibili”. Grazie alla tecnologia degli UAS, “il disturbo che si arreca è minimo, e i risultati sono ottimali”.
Perciò…fai molta attenzione a queste semplici regole di buona educazione, affinché tutti, animali e uomini, possano continuare a godere di quest’inestimabile patrimonio naturale!